Recensione del libro "Il profumo dei Valgesi" di Tariq Malik Bashir
Quando Virginia Maltesi si mette in viaggio non immagina il vortice di emozioni e di improbabili incontri che l’attende. Una porta si spalanca, si varca la soglia e irrimediabilmente si arriva alla propria meta: un abisso. Ma sarà proprio quando i palazzi incominceranno a crescere e le montagne a sprofondare che la vita di Virginia rischierà di essere travolta da un insolito destino. E’ questa la storia raccontata da Tariq Malik Bashir in “Il profumo dei Valgesi”.
Classe 1983 è autore de Il Leone Bianco, suo romanzo d’esordio, edito da Faligi Editore. Lo abbiamo intervistato e ci ha raccontato la sua passione per la scrittura e questa nuova avventura con la casa Editrice Bookabook.
Ne parla Lucio Pietrantoni:
Il Dentro. Il Fuori. La Luce. Il Buio. Il Su. Il Giù. Il Bianco. Il Nero. Il Passato. Il Futuro. Un viaggio si materializza attraverso lo svolgersi del nastro magnetico di un registratore. Chi parla? Una voce di donna che stenta a pronunciare parola, ma che poco a poco riesce a dare corpo ad un viaggio apparentemente senza senso.
Un incontro fortuito. Una sete insaziabile. Un mettersi in cammino. Un portone: di pietra, non di legno. Una strada da percorrere. “Non gettare rifiuti”.
Due uomini curvi, intenti a spaccare legna. Dentro o fuori di un castello? “Nonostante mi fossi messa a sedere nel sonno, per fortuna non mi svegliai, altrimenti non avrei potuto capire il senso di questo incubo e avrei perso il suo sviluppo”.
E l'incubo prosegue.
Un muro fatto di persone: il popolo dei Valgesi chiuso in se stesso e nemico di ogni estraneità e che punisce con la morte chi infrange le regole.
“Noi siamo liberi in quanto ci siamo noi e noi soltanto”. Il cielo fatto di pietra per la rinuncia a quello stellato anticipava una terribile verità: non si poteva più uscire. Il passato, da loro assorbito e rielaborato, doveva rimanere del loro popolo e loro soltanto. Ma gli intrusi erano venuti a conoscenza di ciò che non si poteva conoscere. La maledizione biblica si ripete.
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